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Ad apprendere si impara

Esistono aziende per le quali l’apprendimento è molto più che l’acquisizione di nuove skills: è piuttosto un valore, su cui fondare il proprio change management.

In uno scenario in cui lo sviluppo economico influenza continuamente le sfide del mercato del lavoro e contribuisce al definirsi di sempre nuove professioni, risulta fondamentale usare le proprie conoscenze in maniera flessibile e innovativa. Per questo, apprendere solo competenze sembra insufficiente per fronteggiare e anticipare i cambiamenti a cui un’azienda può andare incontro. Molte business corporate dunque hanno scelto di scommettere sulla possibilità e sulla capacità dei propri dirigenti, e a ruota di tutto il personale, di imparare ad imparare, costruendo molte vie per l’apprendimento che siano alla base dello sviluppo di un approccio proattivo, critico e creativo verso il futuro.

Il fondatore della Psicologia dei Costrutti personali, G.A. Kelly suggerisce che ciascuno di noi formuli delle ipotesi per anticipare gli eventi e per orientare le proprie scelte future. Queste ipotesi restano in uso sino a quando non operiamo una revisione su di esse: Kelly cioè ci sta suggerendo che non è detto che queste ipotesi ci consentano di anticipare sempre il mondo in maniera ottimale, ma è solo quando le revisioniamo che possiamo metterle da parte per trovarne altre di più utili. Per esempio, un manager può scegliere di affrontare il mercato partendo dalle sue esperienze di successo di 10 anni fa. Le teorie che si sono rivelate efficaci in contesti diversi possono dunque continuare a guidare l’azione anche adesso, ma ciò non significa che anche nel momento attuale esse consentano il massimo profitto che invece si era raggiunto tempo addietro.

Per ridurre il rischio di continuare ad anticipare gli eventi allo stesso modo, anche se il tempo passa e gli scenari cambiano, è importante allenarsi per imparare ad imparare, per non dare per scontato il proprio punto di vista e per rimettere in discussione anche i propri successi.

Kelly propone uno strumento molto pratico e utile per comprendere in che modo le persone imparano: il ciclo dell’esperienza offre una chiave di lettura del processo che permette di apprendere e, nel caso di un manager, avere nuove ipotesi che permettano di orientare le scelte di business.

Egli descrive questo processo proprio come un ciclo e presuppone che nella vita di una persona ci siano tanti cicli di esperienza che si intrecciano e si susseguono. La prima fase è quella dell’anticipazione. Si mette in evidenza il fatto che ciascuno ha una propria ipotesi che gli permette di affrontare il futuro e che lo guida nell’azione. La seconda è quella dell’investimento, che ci parla del tipo di coinvolgimento che la persona vive rispetto alla sua ipotesi e di come si prepara ad agire. La fase successiva è quella dell’incontro, in cui ci si confronta in maniera diretta con l’azione, mettendo in pratica le proprie teorie.

La fase della verifica poi rappresenta il momento in cui la persona comprende se la propria ipotesi di partenza risulta validata o invalidata. L’ultima fase è quella della revisione, che è particolarmente importante perché attraverso essa la persona sceglie se formulare nuove teorie per il futuro oppure se mantenere invariate quelle con cui si era mossa sino al quel momento.

In ambito aziendale, la possibilità di percorrere rapidamente l’intero ciclo di esperienza consente di abbandonare in tempi brevi ciò che non è utile agli obiettivi di business, e permette di mettere alla prova, altrettanto rapidamente, nuove soluzioni.

Questo modo di leggere l’esperienza, che per Kelly coincide dunque con l’apprendimento, catalizza le opportunità di innovazione e di creare qualcosa di nuovo che le aziende che scommettono sull’apprendimento possono sfruttare nel breve e lungo termine.

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