Negli ultimi 20 anni il tema della globalizzazione è divenuto una sorta di dato di fatto, di cui ogni autore crede di avere la giusta chiave di lettura. Quando cerchiamo di orientarci in questa babele di opinioni ci scontriamo con molte teorie e con ben poche indicazioni pratiche. Nell’ambito degli studi sul management si è dovuto invece confrontarsi con dei problemi squisitamente applicativi, legati alla sempre maggior diffusione delle multinazionali. Tutte le aziende che operano in nazioni e in culture assai diverse devono trovare un modo per bilanciare un’organizzazione globale con diverse programmazioni e strutture locali. La Cornell Univesity ha recentemente pubblicato un executive summary in cui si cerca di proporre delle linee guida passando in rassegna gli studi esistenti (Lee & Shah-Hosseini, 2013).
Gli autori partono dall’assunto che la cultura non sia un semplice collage di opinioni, ma bensì un sistema complesso che coinvolge aspetti (valori, comportamenti, artefatti, etc.) e dimensioni (psicologiche, geografiche, fisiche, etc.) diverse. Si assume e si dimostra inoltre che l’efficacia di una multinazionale sia legata alla capacità di monitorare e integrare tutti i fattori che condizionano l’adattamento a diverse culture (Ni Ho et al., 2012). Uno dei modelli più diffusi e utilizzati individua sei fattori principali (Hofstede et al., 1990):
- Power Distance: quanto iniqua venga percepita una società da parte di chi ha meno potere.
- Individualism vs Collectivism: indica la preferenza rispetto a reti sociali in cui ci si aspetta oppure no un supporto da conoscenti e membri di un gruppo.
- Masculinity vs Femininity: si definiscono mascoline le società che mostrano una preferenza per assertività e competitività, femminee quelle orientate alla cooperazione e alla mutua assistenza.
- Uncertainty Avoidance: rappresenta il grado in cui i membri di una società si sentono a loro agio nell’affrontare l’incertezza.
- Long-term vs Short-term Orientation: esprime il livello di normatività e tradizionalismo di una società.
- Indulgence versus Restraint: descrive quanto una società permetta ai suoi membri di perseguire i propri scopi personali.
Sebbene questo sia solo uno dei modelli possibili che ovviamente non esaurisce la definizione di cosa sia una società e quale sia la sua cultura, nel corso degli anni si è dimostrato estremamente utile nel valutare la performance di un’azienda multinazionale. In questo specifico ambito può offrire pertanto degli spunti utili per orientare una strategia manageriale.
L’internazionalizzazione di un’azienda è sempre un rischio, in termini di performance e organizzazione, che solo in parte è anticipabile e controllabile. Richiede infatti un continuo aggiornamento e adattamento da parte dei leader e dei processi manageriali. Il predittore più significativo è quello che viene definito in letteratura come experiential learning (Hocking et al., 2007): ovvero la capacità di identificare i temi culturali e le dinamiche sociali interne ed esterne all’azienda, di sviluppare una strategia comunicativa basata sulle differenze linguistiche e psicologiche, di rendere i processi gestionali flessibili per far fronte alle successive aree di ‘ignoranza’ che necessariamente si presenteranno (Hummel, 2012). Accettare una simile sfida significa ricordarsi che la presenza di una domanda economica non basta a ipotizzare un successo commerciale. Ciò che un’azienda può offrire diviene vincente trasformandosi nel nuovo ambiente e trasformando di conseguenza le modalità e i contenuti stessi dei processi manageriali che lo originano. I leader che ambiscono a guidare una simile transizione sono parte integrante del sistema che è oggetto di tale adattamento. Secondo questa prospettiva la cultura diviene quindi quell’insieme di strutture e processi conoscitivi che gli attori coinvolti, “dato un range di esperienze specifiche all’interno di una tradizione di pensiero e linguaggio, considerano percorribili” (Glasersfeld, 1992, p. 381). Ricordandosi sempre che una qualsiasi esperienza, per essere percorribile, richiede di essere testata ed eventualmente revisionata nell’ambiente nel quale viviamo e operiamo.