Siamo soliti considerare una strategia aziendale come una serie di scelte definite a priori che uno o più manager di alto livello hanno condiviso, prima tra di loro, poi con i loro collaboratori. Siamo anche soliti considerare queste scelte come decisioni esclusivamente consapevoli ed intenzionali. Tanto più una strategia è chiaramente e formalmente predeterminata, tanto più riteniamo che sarà efficace e condivisa.
In un recente articolo del Journal of Management Studies si è cercato di rivisitare il concetto di strategia alla luce di un modello teorico e applicativo che appare assai in contrasto con questa prospettiva formale e predeterminata. In particolare l’autore fa riferimento agli studi di Henry Mintzberg che sin dall’inizio degli anni ‘90 ha esplorato il divario esistente tra una pianificazione strategica e la sua effettiva attuazione nei contesti organizzativi. Secondo questo approccio la strategia sembra essere la risultante di una serie di scelte, nella maggior parte informali e non predeterminate, che emergono nella rete di significati condivisi tra i membri di un’organizzazione. Al di là della vision di un leader quello che sembra contare maggiormente è come i vari livelli di un’azienda recepiscono ed elaborano le scelte manageriali nel loro quotidiano. Tanto è maggiore la distanza tra un modello teorico ideale e la sua applicazione, tanto meno efficaci sembrano essere le scelte strategiche operate dalla dirigenza.
Una strategia, per quanto puntuale e formalmente ineccepibile, è in ogni caso un sistema di significati attraverso i quali il personale dovrà orientarsi e operare delle scelte. Pertanto l’aspetto che sembra più rilevante è come i membri di un’organizzazione la faranno propria e la attueranno, piuttosto che cosa uno o più leader ritengono giusto nei loro personali termini. Questo non significa che non sia necessaria una teoria alla base delle nostre scelte e uno sforzo nell’anticipare cosa accadrà in futuro. Quello che sembra emergere è piuttosto la necessità di considerare una qualsiasi decisione aziendale come una forma di comunicazione in cui le possibilità del nostro agire sono legate alla condivisione, e costante revisione, dei significati e del linguaggio attraverso cui veicolare tale decisione (Cornelissen, 2004).
Kurt Lewin, uno dei fondatori della psicologia sociale, era solito dire che non esiste niente di più pratico di una buona teoria. Se tale teoria include delle regole di corrispondenza tra i suoi concetti fondanti e le sue osservazioni empiriche. Se tale teoria è disposta a revisionare il proprio modo di dare senso al mondo, ogni volta che i suoi presupposti risultano inadeguati a descrivere, narrare quanto avviene attorno a noi.