Il mondo dei social media è sempre più una parte integrante del management e del business in generale. La casa editrice Sciverse-Sciencedirect ha recentemente pubblicato i dati relativi agli articoli più letti in questo ambito e risulta evidente come i social media la facciano da padroni. Tra i primi 10 classificati (e in particolare al I e al II posto) si posizionano 5 articoli su questo argomento, liberamente accessibili online.
E’ interessante notare come uno degli assunti comuni sia quello che nonostante una diffusione sempre maggiore, all’interno e all’esterno del mondo del management, vi sia una comprensione ben limitata di cosa siano e a cosa possono servire i social media (Kaplan & Haenlein, 2013). Sia i presunti teorici che i manager più visionari sembrano spesso guardare ai social media e al Web 2.0 come ad un insieme unico ed uniforme. Quello che invece emerge dalla top ten della Sciverse-Sciencedirect è che esistono finalità e funzioni ben diversificate che dovrebbero guidare nella scelta dello strumento e della strategia più idonea, in base a degli obiettivi di marketing di un’azienda (Kietzman et al., 2013).
In particolare possiamo notare due processi che sembrano condizionare la comprensione (e i relativi misunderstanding) di questo fenomeno. Da un lato i social media, come ogni modello di recente sviluppo, non hanno ancora un linguaggio e delle procedure standardizzate e condivise. Dall’altro, tendiamo a valutarli secondo vecchie prospettive, in cui presupponiamo una possibilità di controllo e previsione che sembrano estranee a questo nuovo mondo (Mangold & Faulds, 2013). Nell’era dei social media una prospettiva lineare e univoca di causa-effetto nello sviluppo del marketing, viene sostituita da una prospettiva complessa e non direttamente controllabile degli scambi tra produttori e consumatori. In questo nuovo sistema la rete diviene un crocevia in cui ideazione, sviluppo e promozione di un prodotto avvengo sempre più simultaneamente.