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Soft skills & iron men: tips to change

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Secondo un recente sondaggio Gallup gli americani ritengono che il sistema scolastico dovrebbe occuparsi particolarmente delle soft skills. Ovvero di abilità quali pensiero critico, comunicazione, definizione degli obiettivi, motivazione, collaborazione, creatività,  etc. Le stesse abilità che risultano sempre più correlate al successo lavorativo. Questi sondaggi evidenziano un cambiamento nell’opinione pubblica che sembra corrispondere ai nuovi modelli manageriali che sia l’accademia che il mercato tendono a premiare. Da un lato infatti si valorizzano sempre di più le capacità di ottimizzazione e innovazione del management,  dall’altro i manager vincenti, agli occhi del mercato e dell’opinione pubblica,  hanno caratteristiche fino a pochi anni fa impensate.

Esemplare è in tal senso la fama di Elon Musk, paragonato da alcuni giornalisti niente meno che al supereroe Iron Man. Il fondatore di PayPal è tornato nuovamente alla ribalta per la progettazione di un nuovo sistema di trasporto che connetterà Los Angeles e San Francisco in circa 30′ (ad una velocità di quasi 1300 km/h). Quello che colpisce di Musk è la capacità di vision e progettazione che ha mostrato in ambiti assai diversi (PayPal,  Tesla Motors, SpaceX e adesso Hyperloop) cercando di coniugare sostenibilità e innovazione.

Come suggeriscono le carriere di altri CEO famosi, al pari di Taiichi Ohno per Toyota, Sam Palmisano per IBM e Steve Jobs per Apple, nei momenti di crisi l’affermazione di un’azienda e di un manager sembrano esser legate ad almeno quattro processi:

  1. Non vincolare le soluzioni a schemi predefiniti. Nei vincoli che hanno dato origine ad un problema non è possibile trovare una soluzione. Questa deve essere perseguita immaginando e definendo nuovi vincoli e quindi nuove possibilità (cfr. Palmisano).
  2. Sviluppare i prodotti in base alle richieste del mercato. Sia nella progettazione che nella produzione, la competitività è vincolata alle richieste dei possibili clienti e alla capacità di sviluppare prodotti sostenibili e adattabili alle fluttuazioni di mercato (cfr. Ohno).
  3. Riconoscere nella qualità sia un fine che un mezzo. Sviluppare un prodotto di qualità facilita da un lato l’ottimizzazione dei processi manageriali che lo originano, dall’altro la creazione e la commercializzazione di un brand vincente (cfr. Jobs).
  4. Perseguire una strategia comunicativa coerente e condivisa. Ogni comunicazione, all’interno e all’esterno di un’azienda, è efficace se definisce, condivide e revisiona dei significati coerenti con gli obiettivi manageriali e con le scelte di tutti gli attori coinvolti: manager, dipendenti, clienti, stakeholder, etc. (cfr. Musk).

Quello che emerge è un modello manageriale in cui la differenziazione tra soft e hard skills è sempre meno rilevante o, comunque, superabile attraverso una visione sovra ordinata. La sostenibilità delle strategie produttive e comunicative sembrano infatti connesse ed interdipendenti. Senza l’una, l’altra non è percorribile. Entrambe concorrono nell’implementare un’organizzazione e nel favorirne il successo. L’innovazione è forse la risultante, non totalmente prevedibile, che emerge all’interno di un sistema che cambia per poter creare un nuovo prodotto o un nuovo servizio.

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