Se non sei felice qui ed ora, non lo sarai mai (detto Zen)
Nel nuovo numero del Journal of Management si è cercato di approfondire un dibattito relativo alla correlazione tra auto-efficacia e performance. Gli editors di questo volume, Yeo e Neal, hanno cercato di ribattere ad una precedente critica avanzata da Bandura al loro modello. Da un lato Yeo e Neal (2006; 2013) sostengono come l’auto-efficacia percepita da un soggetto sia negativamente associata alla sua performance, dall’altro Bandura (2012) sostiene da sempre la tesi opposta: l’auto-efficacia è direttamente correlata alla performance.
Per comprendere questo dibattito, apparentemente accademico e teorico, dobbiamo meglio analizzare i presupposti da cui i diversi autori procedono. Albert Bandura, considerato il padre della teoria sociale dell’apprendimento, sostiene come l’esistenza di correlazioni negative o nulle tra questi due concetti sia dovuta al non considerare variabili terze che sono comunque in gioco. Secondo questa prospettiva l’auto-efficacia si colloca all’interno di un modello dell’apprendimento in cui la performance è sempre e solo definibile in relazione ad un gruppo sociale di riferimento. Un manager valuta la sua performance efficace alla luce dei feedback e delle relazioni che stabilisce nel suo team e nell’ambiente sociale della sua azienda. A questa tesi Yeo e Neal si contrappongono rilevando come le loro ricerche vogliano concentrarsi sulle reti e sui livelli di significati interni ad una persona. Se solitamente gli studi sull’auto-efficacia confrontano esclusivamente la performance tra diversi soggetti, loro indagano invece come le diverse esperienze di un soggetto possano condizionare la sua percezione di efficacia e performance. La performance di un manager non è valutabile in assoluto ma solo in relazione a specifiche task e a specifiche sue esperienze rispetto a quella task. Altrimenti l’auto-efficacia percepita rischia di essere un ostacolo nello svolgere il proprio lavoro.Leggi tutto »Auto-efficacia e performance